Diventare mangaka in Giappone? Si può. La storia di Peppe

Diventare mangaka in Giappone? Si può

Molti di noi sono cresciuti guardando i “cartoni animati” in televisione. Altri leggendo i “giornalini”, come i genitori chiamavano e chiamano ancora i manga. Nella maggior parte dei casi si è arrivati a fruire di entrambi i media, amandoli con una grande passione, una passione che a volte crea sogni. Uno di questi è di diventare un mangaka, di affermarsi proprio nella nazione da cui tutto ha avuto origine: il Giappone.

Siamo anche sempre stati abituati a pensarla come una cosa impossibile.

Poi è arrivato Peppe.

Ma facciamo un passo indietro.

Prima sulla Fuji tv giapponese e poi su Netflix è stato distribuito Terrace House, un reality show leggermente differente dai soliti a cui siamo abituati: tre ragazzi e tre ragazze vivono insieme sotto lo stesso tetto e vengono filmati durante tutto il periodo di soggiorno. Non sono però costretti a rimanere in casa, continuano infatti con il loro lavoro e con la loro vita normale, hanno accesso ai social media, posso utilizzare pc e smartphone. In sostanza l’unica cosa diversa per loro è l’alloggio e il fatto di venir costantemente ripresi, sia dentro sia fuori casa.

Nell’ultima edizione dello show ha fatto la sua comparsa Peppe, soprannome di Giuseppe Durato, italiano residente a Tokyo dal 2015. Amato dagli host del programma, dai coinquilini e dal pubblico, ha conquistato subito tutti per la sua simpatia e per il fatto di avere sempre una parola buona per tutti. Ma anche un altro particolare ha attirato l’attenzione: la tenacia e la determinazione con cui ha inseguito il suo sogno di diventare un mangaka, un disegnatore di manga. Qualità, queste, particolarmente apprezzate e richieste dai giapponesi. In maniera cristallina ha raccontato come abbia sempre un po’ disegnato, come l’abbia fatto perché gli piaceva far ridere i compagni. Del tentativo di mandare alle case editrici giapponesi le sue idee, e della quasi inaspettata risposta che ha ricevuto dandogli una speranza in più.

Una volta arrivato in Giappone, dopo gli studi, si è mantenuto con vari lavori, dal cameriere all’insegnante privato, prima di arrivare a fare il modello. Per un po’ è stato assistente dell’artista Nishi Keiko, e nel 2017 ha vinto 10000 yen con “Model monogatari” in un concorso per manga. Nello stesso anno “Hatsukoi”, altra sua opera, ha vinto l’Encouragement award. E finalmente nel 2019, “Mingo – Non pensare che tutti gli italiani siano popolari con le ragazze” viene serializzato sul magazine Big Comic Spirits della Shogakukan.

Qual è il suo fine? Sfatare ogni pregiudizio e convinzione radicata sugli italiani (nello specifico sui ragazzi italiani) visti come playboy con uno stuolo di ragazze, che sanno sempre come comportarsi, che hanno sempre la parola giusta per il momento giusto.

La serie in quattro volumi è arrivata nel maggio di quest’anno anche in Italia, pubblicata da Dynit Manga, e si concluderà a ottobre.

Una chiara dimostrazione di quanto anche i sogni che possono sembrare più irrealizzabili, possono diventare realtà, con molta dedizione, con tanto tanto impegno e forza d’animo.


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Tommaso In Giappone
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