In Giappone la principale azienda di intimo, la Wacoal, ha lanciato da qualche mese un programma di raccolta della lingerie usata. Nessuna idea di riciclaggio bensì c’è l’intenzione di evitare che i feticisti vadano a frugare nell’immondizia. Abitudine normale per molti giapponesi, al punto tale che le donne hanno preso l’abitudine di tagliuzzare la biancheria prima di buttarla nella spazzatura: almeno i brandelli non esercitano alcuna attrazione.
Il successo è stato immediato e nel primo trimestre del programma sono state depositate in buste sigillate quasi 36.000 mutandine e reggiseni di seconda mano.
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Il caso che ha destato più scalpore è stato quello capitato nel 2007: il maniaco, di professione muratore, nascondeva in cantina una refurtiva di ben quattromila pezzi, tutti sottratti dal bucato steso ad asciugare da ignare concittadine. Il feticista più ingegnoso, invece, è stato scoperto a Tokyo mentre utilizzava una canna da pesca per prendere all’amo slip e perizoma. Simili “crimini” sono frequenti al punto di essere entrati nell’immaginario popolare e di essere stati immortalati anche in parecchi manga, nonostante siano sempre meno tollerati tanto che la polizia ha da tempo intrapreso una capillare azione repressiva.