Giappone: quando la burocrazia funziona (troppo) bene

Noriko CalderonQualche mese fa il Giappone intero si è stretto intorno ad una bambina di 13 anni, Noriko Calderon, studentessa di scuola media nella città di Warabi, nella prefettura di Saitama. Nel 1990 i suoi genitori, Arlan (oggi 36 anni) e Sarah (38), filippini, immigrarono clandestinamente sul suolo nipponico. Nel 1995 nacque Noriko, che iniziò a vivere come una vera bambina giapponese. 

Purtroppo però, appunto qualche mese fa, il Ministero della Giustizia si accorse della loro condizione illegale, ordinando l’espulsione immediata. 

Inutile dire che fu un grosso colpo: la bambina andò più volte in televisione, in lacrime, raccontando che la sua vita è in Giappone, è nata e sta vivendo da giapponese da 13 anni. Non parla neanche il filippino. Ha chiesto aiuto, ha chiesto di non venir cacciata via così. 

Dopo slittamenti vari (il termine di espulsione è stato spostato molte volte, proprio per  valutare meglio la situazione) è però arrivata, nella giornata di oggi, 13 Febbraio, la decisione del ministro della difesa: la famiglia di Noriko non può restare in Giappone. 

Nessuno sconto ai genitori, una piccola apertura per la bambina, del tutto incolpevole: le autorità hanno infatti informato la coppia che sarà possibile concedere un visto speciale per la loro figlia, in modo che possa restare.

Breve e conciso il pensiero di Noriko, dopo aver appreso la notizia: “Non riuscirei neppure a studiare se fossi separata dai miei genitori”.

A questo punto la situazione è definita, dato che il primo ricorso della famiglia Calderon fu rifiutato a Settembre dalla Corte Suprema.

La data di espulsione è stata fissata per il 27 Febbraio, giusto il tempo di fare le valigie e salutare la propria vita.

Chissà se ci sarà un nuovo slittamento. Dalle premesse sembra (purtroppo) molto improbabile.

 

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